Intervista pubblicata su Gazzetta di Reggio l’1 dicembre 2021
Incide ancora il Pd a Reggio nelle scelte amministrative e delle alleanze?
Il PD è ancora il partito di riferimento a livello elettorale e di conseguenza amministrativo. Lo dicono i numeri delle recenti elezioni comunali e regionali. In città si è sfiorato il 40% con la lista del Partito Democratico, in provincia in molti casi si è fatto anche meglio. Lo stesso dicasi per la Regione. Il PD ha tutte le carte in regola per essere il perno di un’alleanza ampia, con l’ambizione di coagulare tutte le forze di centrosinistra attorno a un progetto comune. Il consenso però non è un dato cristallizzato e il progressivo calo del tesseramento è un segnale da non sottovalutare, gli effetti di un deterioramento dell’azione politica “dal basso” possono mostrare i loro effetti a lungo termine.
Quanto conta e che ruolo ha oggi la figura del segretario di un PD che ha circa 3500 iscritti in provincia?
Credo conti molto come punto di riferimento per una comunità vasta, a tratti disorientata e che ha pagato il conto della pandemia in termini di relazioni e di crescita. Il PD oggi in provincia di Reggio Emilia ha circa 40 iscritti ogni 1000 elettori democratici e 8 iscritti su 1000 votanti complessivi. Possiamo e dobbiamo fare molto meglio. Serve quindi ricostruire una rete, serve riconnettersi. Questo si può fare a partire da una segreteria dinamica, che ha tempo e passione da dedicare alla cura del partito e che investa sui circoli e i loro segretari. Ecco perché nei primi mesi condivideremo un progetto con tutti i circoli e quello sarà la stella polare del nostro mandato.
Il prossimo congresso non è su mozioni politiche contrapposte. Cosa la distingue dal suo competitor?
E’ vero, l’anomalia di questo congresso è che non si svolge su mozioni politiche nazionali ed è quindi inevitabile che il ragionamento ricada su tematiche locali. Non mi piace considerare Emanuele come un competitor, facciamo parte della stessa comunità politica e facciamo riferimento a un unico segretario nazionale, Enrico Letta. A parte alcune distinzioni programmatiche, l’unica sostanziale differenza che noto tra le due proposte è che nel gruppo di persone che si è ritrovato sul mio nome si è svolta una vera e propria sintesi politica. Un campo largo, tante provenienze, un unico obiettivo: il bene comune a lungo termine. Penso poi che un partito sia un flusso continuo in cui sia necessario i introdurre variazioni di gestione, come in tutti i sistemi complessi.
Qual è la sua idea di partito e quella sulle future alleanze?
La mia idea di partito è un partito che “sappia di reggianità”, cioè antifascismo, solidarietà, solidità, spirito di servizio. Serve poi un partito trainer e sussidiario, che sappia sostenere i nostri bravi amministratori nelle loro sfide quotidiane. Sulle alleanze dico solo che bisogna puntare al campo largo, quello ipotizzato dal segretario nazionale Letta e che già nel 2020 ha portato alla bella elezione del presidente della Regione Bonaccini.
Ci indichi un impegno concreto per il rilancio di Festareggio e per il Piano di rientro dei debiti accumulati nei confronti dei creditori del Circolo Festareggio.
Non dimentichiamo che oltre ai debiti di Festareggio abbiamo Aliante (una srl al 100% del PD) in liquidazione e alcune criticità sui conti della Federazione. Serve un approfondimento sullo stato economico del partito, una vera e propria ‘due diligence’. Per affrontare i debiti, oltre al piano di solidarietà approvato dai circoli territoriali, è necessario generare liquidità attraverso azioni di solidarietà dell’intera comunità democratica. Per traguardare l’obiettivo è indispensabile trasmettere massima credibilità e trasparenza. Festareggio è un appuntamento cardine, è un fattore identitario di questo partito, non è pensabile farne a meno. Credo sia necessaria una presa di coscienza delle criticità per poi affrontare la costruzione della nuova Festareggio in una chiave moderna e sostenibile.